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il mio nemico

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Messaggio  cinzia Gio Feb 23, 2012 12:55 pm

io invece ho risloto diversamente. semplicemente non mi confesso. diciamo che mi sono un po' spostata verso le chiese riformate.
Pero` tengo un colloquio con alcuni sacerdoti cattolici, cosa che mi supporta positivamente.

Qualcuno mi ha detto che fare cosi` e` esser edentro, non fuori. Pero` i miei sacerdoti non la pensano cosi`. Si sta dentro, come si riesce in base alle condizioni reali, storiche, che si vivono.
Io mi sento profondamente parte della chiesa: mi sento chiamata da Gesu` ad essere dentro. Chi piu` di lui e` titolato a farlo??

Alla faccia di tutti i carrieristi vaticani, riccamente addobbati, lupi in veste di agnelli
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Messaggio  SHANTI Gio Feb 23, 2012 7:49 am

Bellissime le vostre testimonianze ragazze, diverse, complesse, forti! Ma piene di VITA! Un abbraccio a tutte! I love you I love you I love you
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Messaggio  aria Mer Feb 22, 2012 8:15 pm

Anni fa, esattamente il 15 ottobre - Santa Teresa d'Avila - nella mia città si celebrava una ricorrenza importante.
Avevo da poco sbattuto la faccia contro la mia omosessualità, stavo vivendo un periodo bello ed emozionante insieme a S. ma allo stesso tempo ero confusa, spaventata, in crisi.
Alternavo sensi di colpa, dubbi, domande...un senso di "inevitabilità" di quello che stavo vivendo, affiancato a un senso di disagio "perchè forse avrei potuto provare a comportarmi diversamente"...
Ero una attivista nella mia parrocchia e non solo, anche nel gruppo francescano, nella caritas e nei gruppi giovanili, ero catechista ed educatrice.
Da qualche tempo però ero un po' distante..., distratta...

Sono andata a una celebrazione. Avevo tanti pensieri in testa.... Mi sono avvicinata al confessionale e mi sono inchinata.
Ho confessato quelli che sentivo essere i miei peccati: la distrazione dell'ultimo periodo, il mio poco impegno, la disattenzione, e altre cose...
Mi ha chiesto il sacerdote "Sei sposata?" - e io "No".
"Sei almeno innamorata?" - e io "Si, sono innamorata".
"E allora, pensate di sposarvi? avete un progetto serio davanti al Signore?"
Non ho trovato risposta.... ho titubato.
Poi ho detto che si, ero innamorata, e tanto...ma anche un po' confusa, perchè vivevo una cosa strana e nuova... e che avrei voluto presentare al Signore un progetto di vita e di amore, ma che non sarebbe stato - probabilmente - il matrimonio...

Subito lui pensò che fossi una "rovinafamiglie"...perchè mi disse "Non avrai una relazione con un uomo sposato??"
Quando gli dissi che...ero innamorata di una donna...... SILENZIO..
S I L E N Z I O dall'altra parte. Un silenzio lunghissssimo che pensavo non finisse più.
Poi invece è finito. Mi disse "Allora, cerchiamo di rimediare...mettiamo questo errore davanti a Dio e riprendiamo il cammino da capo."
"Non posso interrompere questa relazione, non riesco, è importante per me, è vitale, non è un capriccio, è un sentimento forte; ho bisogno di aiuto per rasserenarmi...non posso non viverla".
"Io non posso assolverti. Non posso assolverti se non prometti davanti a Dio di interrompere questo sbaglio".

Mi sono alzata e sono andata via.
Ho pianto tanto, tantissimo.

C'è voluto tanto tempo prima che mi scrollassi definitivamente da addosso la sensazione che stavo facendo qualcosa di sbagliato. Pur non condannando il mio comportamento come "sporco o deviato o immorale", mi sentivo comunque avvolta da una sensazione di disagio, quasi ci fosse qualcosa di sconveniente o inopportuno o evitabile... Piano piano...
In parte con l'aiuto di S. che - con il suo ateismo molto accentuato e convinto (molto più equilibrata lei di me!) - mi riportava alla ragione quando andavo in crisi spirituale fuor di misura...
In parte, anzi soprattutto, grazie al sacerdote mio amico che mi ha insegnato e ripetuto, ripetuto, ripetuto di : "stare nella Chiesa NONOSTANTE la Chiesa"...

Ora non confesso la mia omosessualità, e non la sento come un peccato di cui chiedere perdono.
Confesso la mia difficoltà a vivere in una Chiesa che spesso è giudicante e punitiva, confesso la mia vigliaccheria nel non riuscire a espormi maggiormente per lottare contro tante posizioni dure e tanti pregiudizi, confesso la mia fede un po' stanca e demotivata a volte, confesso quando sono poco impegnata, quando sono troppo critica, quando non riesco a perdonare il torto che ho ricevuto...confesso quando potrei fare di più e meglio ma non lo faccio...
Quando mi spazientisco...
Quando mangio troppa cioccolata..

.... Rolling Eyes ciao amiche... Aria
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Messaggio  anita Mer Feb 22, 2012 7:28 pm

Anch'io ho smesso da molti anni di confessare la mia omosessualità... anzi, se proprio, la materia di peccato sarebbe la relazione omosessuale.
Comunque, dal momento che ho compreso di essere voluta e amata da Dio così come sono, perché Lui mi ha voluto così e che solo con questa natura/identità io posso amare, allora mi è sembrato anche di comprendere che non vi poteva essere "errore", peccato.
L'opera dell'artigiano non deve scusarsi col suo creatore se è venuta diversa dalle altre, né l'artigiano credo che si rammarichi di aver creato tanti pezzi unici, piuttosto che una serie di oggetti tutti uguali Wink
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Messaggio  Eirene Mer Feb 22, 2012 12:02 pm

grazie a tutte per le risposte . grazie cinzia e ws per aver condiviso la vostra esperienza e shanti perché fa sempre inni all'amore :-) . La pizza(light) e la chiacchierata la aspetto allora.
volevo precisare una cosa . In quell occasione non avevo confessato la mia omosessualità come peccato. Forse per troppa presunzione , non so,o perché non la percepisco tale non l'ho mai fatto . É venuto semplicemente fuori il mio orientamento e non é stato accettato . non era accettazione ciò che cercavo ma il perdono che non dovrebbe essere negato e dovrebbe venire da Dio .

buona giornata :-) ps se ci sono errori è perché scrivo dai mezzi pubblici
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Messaggio  SHANTI Mer Feb 22, 2012 7:47 am

WhiteShadow ha scritto:

La consapevolezza e la ricerca di se stesse deve essere la prima cosa.

"Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente."
(William Shakespeare)

A proposito di peccato....
Amare è un diritto fondamentale per la nostra vita.
Tutti siamo alla ricerca dell'amore, di un battito nuovo. Uno più forte degli altri.
Alcuni lo trovano e altri, aimè, non lo incontreranno lungo la loro strada.
Qualcuno amerà un uomo, altri ameranno una donna, ma non ha importanza.
L'importante è quel battito in più, quello più forte di tutti gli altri.
Nulla, nè ignoranza nè discriminazioni, potranno fermare la sua lunga corsa.
Amare chi si vuole è un diritto e un dovere per noi stessi, amare noi stessi è quello che ci permette di perseguire il nostro sogno.
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Messaggio  WhiteShadow Mer Feb 22, 2012 1:36 am

SHANTI ha scritto:

E un`ultima domanda: ma essere amati da DIO per Voi passa solo attraverso l`accettazione della comunità cattolica?

La comunità nel cattolicesimo conta quanto il due di briscola, cioè niente. Semmai nella domanda dovremmo sostituire comunità cattolica con casta sacerdotale o potere ecclesiastico.

Comunque la risposta è NO.

La consapevolezza e la ricerca di se stesse deve essere la prima cosa.
Poi il peccato secondo me non stà nel vivere delle relazioni omosessuali ma semmai nel come le si vivono e nel peso che diamo ad alcuni desideri. In questo non siamo diverse da tutte le altre persone sulla faccia della terra.
C'è una frase del poeta Turoldo che mi ha sempre colpito:
il grande male è amore del nulla.
Amare ciò che non merita di essere amato è causa di male. Questo oggetto sbagliato del nostro amore e dedizione può essere una persona che non ci ama allo stesso modo, ma anche un'idea che ci siamo fatti o peggio un'ideologia che seguiamo ossequiosamente. E' tutto quello che ci discosta dalla realtà, ciò che tanti disastri ha causato nella storia e tanta infelicità può causare nelle nostre vite: come dice il vecchio Bono Vox, love is blindness, cioè l'amore (vissuto male) è come essere ciechi... ci impedisce di vedere la realtà e apprezare le cose che davvero contano.
L'unico motivo per cui rimango cristiana (di tradizione cattolica) anche se sono molto discontinua in questo, è perchè voglio cercare di vivere la mia vita in pienezza e nella verità. Per farlo vado oltre: oltre il risentimento nei confronti dell'autorità consapevole del fatto che la fede per me non è un club dove tutti seguono ciecamente delle regole, ma in questo spesso non mi sento capita dalle altre persone omosessuali.
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Messaggio  peanut Mar Feb 21, 2012 3:02 am

nn so se ho ben capito il concetto di "omofobia interiorizzata", ma mi sa che ce l'ho Sad

quello che invece sto perdendo è la voglia di sagomarmi e adattarmi alla chiesa. Adesso che dopo una vita ne sono lontana da un anno, comincio a vedere le cose dal di fuori e le vivo in modo sempre più critico e aimè rigido, sarà difficile piegarmi di nuovo (Signore scusami) sto forse perdendo di flessibilità o questo si chiama semplicemente avere le idee chiare? Mi resta il dubbio. Question

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Messaggio  SHANTI Lun Feb 20, 2012 11:18 pm

cinzia ha scritto:Cara Eirene

questo che proponi direi che e` un argomento bello tosto.
Possiamo parlarne per anni oppure liquidarlo in poche parole. Volendo fare una via di mezzo, possiamo riprorci una pizza alla buona nei prossimi tempi.

Qui vogio solo dire due cose:
-che riguadagnare i primi banchi, o persino il il ruolo di lettrice, come e` successo a me negli anni, ha a che fare anche, e non poco, con il nemico che c'e` in noi. Se il nemico ha perso i suoi poteri di coercizione, nessun prete di miopi vedute (e quanti ne ho sopportati pure io) ti fara` chinare la testa. Forse scatenera` la tua ira, come Gesu` nel Tempio. Ma sei se giunta a liberta`, cioe` se penserai dentro te che anche se te lo si legge in fronte e` bello e buono che sia cosi`, allora ogni messa sara` la tua messa. Ogni pasqua la tua pasqua.
-che da tempo vorrei fare un post sull'omofobia interiorizzata, perche` sono giunta alla conclusione che questo per tutta la nostra vita sara` il vero nemico da fronteggiare.

Ciao


Cinzia, mi e` piaciuta moltissimo la tua risposta. Ed hai ragione a voler affrontare un post sull`omofobia interiorizzata. Spesso ho notato, tra molte donne`gaie` (concedetemi questo termine piu` dolce e meno violento), come una forma prepotente di auto-omofobia, come una malattia autoimmune che fa rifiutare un organo del nostro corpo vivendolo come un organo estraneo (questo in medicina), come un senso di colpa che distrugge violentemente e velocemente ogni pensiero costruttivo....
Leggendo questo post mi viene da fare qualche domanda/osservazione, partendo da una mia realta` completamente diversa. Spesso ho notato la necessita`, di molte, di confessarsi. Ma perche` confessare le nostre storie, i nostri amori, le nostre relazioni? Forse perche` gli abbiamo dato proprio noi una dimensione di peccato? O forse perche` la persona che si va a confessare sente per prima una colpa che la schiaccia e che cerca di purificare attraverso la confessione? E ancora, se ci si confessa, sapendo che la Chiesa in primis non accetta l`omosessualita`, di fronte ad una assoluzione negata non si crea un ulteriore avallo del concetto (SBAGLIATO!) di condanna di quello che stiamo cercando di far accettare? E non si incorre poi in un rischio di autocommiserazione e di rafforzamento quindi del concetto di PECCATO? E un`ultima domanda: ma essere amati da DIO per Voi passa solo attraverso l`accettazione della comunita` cattolica? Io mi sento amata da Dio, mi ha donato moltissimo e mi sento profondamente una sua figlia prediletta e questo ben aldila` di una ricerca esasperata di una assoluzione da ottenere a tutti i costi, di un`accettazione che deve prima di tutto passare attraverso l`accettazione di se` stesse che non ci faccia sentire sempre in ``peccato``. Rispetto a cosa poi? Rispetto ad una regola esterna che ci allontana moltissimo dalla consapevolezza di noi stesse.....
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Messaggio  WhiteShadow Lun Feb 20, 2012 7:36 pm

Ciao Eirè Smile
son daccordo con la cinzia. Se proprio questo nemico (vero o presunto) non riusciamo a volergli un bene dell'anima almeno penso sia necessario fare un cammino per la nostra dignità e la la nostra libertà. Quando riuscirò a stare davanti al mio nemico e a progergli la guancia per eventuali schiaffi vorrà dire che l'avrò conquistata. Non è una cosa da niente, lo so. Gli sganassòni in faccia non piacciono a nessuno e neanche a me!
C'è stato un momento della mia vita tanti anni fa in cui anche io mi sono nascosta. Nel senso che ho mantenuto il posto tra le prime file, all'ambone al coro ma ho nascosto a me stessa la mia affettività.
Nel tempo più mi accettavo (non nel senso di accettare con l'accetta Smile) più mi smarcavo dall'autorità di santa romana chiesa, e ho capito che collaborare a quel modello di chiesa che mi vorrebbe come non sono, non mi mi andava proprio. Preferisco impegnarmi sempre nella chiesa ma in altro modo: tra le cose che facevo prima è rimasto solo il canto... almeno quello non fa del male a nessuno.
Comunque questa è solo la mia esperienza... che non risolve nulla. L'unica cosa certa è che nessun uomo può farci sentire cristiani anonimi.
Un caro saluto
ws
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Messaggio  cinzia Lun Feb 20, 2012 3:44 pm

Cara Eirene

questo che proponi direi che e` un argomento bello tosto.
Possiamo parlarne per anni oppure liquidarlo in poche parole. Volendo fare una via di mezzo, possiamo riprorci una pizza alla buona nei prossimi tempi.

Qui vogio solo dire due cose:
-che riguadagnare i primi banchi, o persino il il ruolo di lettrice, come e` successo a me negli anni, ha a che fare anche, e non poco, con il nemico che c'e` in noi. Se il nemico ha perso i suoi poteri di coercizione, nessun prete di miopi vedute (e quanti ne ho sopportati pure io) ti fara` chinare la testa. Forse scatenera` la tua ira, come Gesu` nel Tempio. Ma sei se giunta a liberta`, cioe` se penserai dentro te che anche se te lo si legge in fronte e` bello e buono che sia cosi`, allora ogni messa sara` la tua messa. Ogni pasqua la tua pasqua.
-che da tempo vorrei fare un post sull'omofobia interiorizzata, perche` sono giunta alla conclusione che questo per tutta la nostra vita sara` il vero nemico da fronteggiare.

Ciao
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Messaggio  Eirene Lun Feb 20, 2012 12:44 pm

La parola nemico è molto forte. “Inimicus” è colui che non ti è amico. Gesù insegna ad amare il nemico, anche se sempre più spesso le convenzioni sociali ti spingono a “difenderti”o peggio ad attaccare (“ciò che è di un altro viene tolto a te” ). Del nemico si ha paura. La paura è generalmente che ti venga ‘tolto’ qualcosa, che può essere materiale ma il più delle volte è un valore, una sicurezza, un’area della tua sfera interiore che vuoi proteggere.

Quando si percepisce un pericolo o si teme un nemico, la reazione può essere quella di attaccare per primo o di nascondersi. Parlo di percezione, non per forza di pericolo effettivo.

Ieri, in una visita lampo alla mia città, ho pensato di andare a trovare vecchi amici in parrocchia e di partecipare con loro alla messa.

Ultimamente faccio un po’ fatica a parteciparvi e, un po’ per rendere un servizio un po’ perché mi aiuta a concentrarmi, ho preso la chitarra dopo tanto tempo ed ho accompagnato il coro.

Ad un certo punto, guardando verso l’altare mi sono accorta che a concelebrare c’era un sacerdote col quale avevo ‘discusso’ in maniera pacata in confessione. Una persona che mi aveva estorto, ero sprovveduta e forse particolarmente fragile, parte della mia vita e che per tutta risposta mi aveva negato l’assoluzione (o meglio, ero talmente sconvolta che non mi ricordo se l’ha fatto o meno … ma solitamente è qualcosa per la quale ho buona memoria).

Per tutta risposta ho passato l’intera celebrazione con la testa bassa (sembravo il cugino It coperta come ero dai capelli). Non volevo incrociare quello sguardo di riprovazione che mi era bastato già tempo fa. Badate, non mi vergognavo, ma temevo qualche gesto plateale da parte del sacerdote. La testa bassa per circa un’ora. Di cosa avrei dovuto vergognarmi? Non avevo paura di Dio, ma degli uomini che in quel momento ne portavano il messaggio. Non so perché ma ne avevo paura. Li sentivo nemici.
E se la liturgia era incentrata sulla “misericordia” non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea che il più delle volte questa è negata ma solo a determinate categorie di persone. “A chi non li rimetterete resteranno non rimessi”.

Sapete che sono patologicamente moderata e non voglio fare di tutta l’erba un fascio, non sono tutti così. Non sono nemici. Poi l’inimicizia è soggettiva. Ma spesso perché non lo diventino si è costrette a vivere anonimamente la propria fede. E chissà per quanti anni, sarò sempre e solo la persona sola in quintultima fila in chiesa. Meglio che suonare la chitarra a testa bassa. Meglio che difendersi da nemici invisibili o manifesti.
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