Il 23 ottobre 2010, a Kairos discutiamo dell’omofobia interiorizzata degli omosessuali, cattolici e non
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Il 23 ottobre 2010, a Kairos discutiamo dell’omofobia interiorizzata degli omosessuali, cattolici e non
Una persona omosessuale che, fin dall’infanzia, ha sentito su di sé pregiudizi e atteggiamenti negativi nei confronti dell’omosessualità, è naturalmente portata a sentirsi “sbagliata” in quanto gay o lesbica; questo succede soprattutto se non trova nella sua famiglia, nel suo ambiente sociale e nella sua chiesa un ambiente accogliente.
Da qui nasce l’omofobia interiorizzata che porta le persone omosessuali a non accettarsi, a giudicarsi negativamente e a vivere nel nascondimento.
Ma l’omofobia interiorizzata come influenza concretamente la vita delle persone omosessuali non credenti e di quelle che si professano cattoliche? E in che misura il cammino dei gruppi di credenti omosessuali aiuta le persone omosessuali a superarla?
Un'indagine che ha visto in prima file le donne e gli uomini del gruppo Kairos e dell’associazione Ireos di Firenze e di altre realtà associative omosessuali, credenti e non, sparse tra Roma, Milano e Pinerolo (Torino).
Certo anche i risultati di questa ricerca non possono non riflettere che la Chiesa spesso “si è dimostrata straordinariamente omofobica da dover provare tristezza e vergogna”, come affermava l’arcivescovo anglicano Desmon Tutu (Nobel per la Pace nel 1984), il quale ribadiva che “Se Dio fosse omofobico io non potrei venerarlo”.
Perché, è bene ricordarlo, a causa del’omofobia si muore, si soffre, si patisce l’esclusione sociale… eppure tanti non conoscono nemmeno il significato di questa parola e le sofferenze che essa racchiude.
Da qui nasce l’omofobia interiorizzata che porta le persone omosessuali a non accettarsi, a giudicarsi negativamente e a vivere nel nascondimento.
Ma l’omofobia interiorizzata come influenza concretamente la vita delle persone omosessuali non credenti e di quelle che si professano cattoliche? E in che misura il cammino dei gruppi di credenti omosessuali aiuta le persone omosessuali a superarla?
Un'indagine che ha visto in prima file le donne e gli uomini del gruppo Kairos e dell’associazione Ireos di Firenze e di altre realtà associative omosessuali, credenti e non, sparse tra Roma, Milano e Pinerolo (Torino).
Certo anche i risultati di questa ricerca non possono non riflettere che la Chiesa spesso “si è dimostrata straordinariamente omofobica da dover provare tristezza e vergogna”, come affermava l’arcivescovo anglicano Desmon Tutu (Nobel per la Pace nel 1984), il quale ribadiva che “Se Dio fosse omofobico io non potrei venerarlo”.
Perché, è bene ricordarlo, a causa del’omofobia si muore, si soffre, si patisce l’esclusione sociale… eppure tanti non conoscono nemmeno il significato di questa parola e le sofferenze che essa racchiude.
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