la famiglia arcobaleno
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rebyserena
piccolaluce
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Re: la famiglia arcobaleno
A fine luglio è andato in onda su Rai3 questo documentario, dal titolo Il lupo in calzoncini corti, che tratta del tema della famiglia
omosessuale dal punto di vista dei figli.
omosessuale dal punto di vista dei figli.
Ospite- Ospite
Re: la famiglia arcobaleno
Il punto di vista di Anita, per quanto condivisibile, sembra tuttavia poggiarsi su un romanticismo di fondo che finisce per distogliere l’attenzione dalla complessità della vicenda.
In poche parole: la situazione prospettata da Anita può adattarsi all’esigenza di genitorialità non del singolo, ma della coppia omosessuale?
Se ci si pone in questa prospettiva, la questione della vicenda cambia non poco ed in questo il pensiero di Linda e di Cinzia sembra cogliere nel segno.
Infatti, se è vero che la comunione di vita di due persone (eterosessuali o omosessuali che siano) fa nascere il desiderio di trasfondere la propria vita in quella di un figlio, è altrettanto vero che solo la coppia eterosessuale è naturalmente strutturata per poter realizzare questo desiderio.
Si tratta di un particolare non trascurabile, in quanto, secondo me, va a arricchire il quadro psicologico posto a base delle motivazioni di genitorialità che può essere comune alle copie etero come a quelle omosessuali, di un elemento proprio solo di queste ultime, cioè la necessità di porre rimedio all’inevitabile ed assoluta sterilità, in una sorta di narcisismo di coppia che finisce per subordinare l’amore incondizionato per un figlio alle esigenze personali.
Se a questo si aggiunge la sempre presente questione se alla crescita psicologica di un figlio è necessaria assicurare la diversità di sesso all’interno della famiglia o, come sostengono le famiglie omosessuali, basta garantire i ruoli e le funzioni paterni e materni al di là del sesso, ecco che la questione si complica ulteriormente, dando vita a una miriade di punti di vista, tutti inevitabilmente opinabili.
Dinanzi a questo quadro cosi complesso, io ho scelto di affidarmi alla mia coscienza, che mi dice di considerare se dalla porta stretta indicata da Gesù possa entrare anche la concezione di un bambino frutto di un’altra fonte di vita diversa dal rapporto sessuale tra i genitori.
Beh, la risposta che mi sono data non è positiva al riguardo, perché cozza contro l’unico punto di vista inconfutabile:quello della natura.
Insomma, non credo che costruirmi il mio vitello d’oro ed adorarlo mi possa portare molto lontano nella mia esperienza di fede.
Perciò credo sia giusto fermarmi solo al desiderio di avere un figlio, ma all’accettazione che la strada che ho scelto inevitabilmente mi preclude la sua realizzazione.
Del resto, se i sogni son desideri di felicità, lasciamo che restino tali….
In poche parole: la situazione prospettata da Anita può adattarsi all’esigenza di genitorialità non del singolo, ma della coppia omosessuale?
Se ci si pone in questa prospettiva, la questione della vicenda cambia non poco ed in questo il pensiero di Linda e di Cinzia sembra cogliere nel segno.
Infatti, se è vero che la comunione di vita di due persone (eterosessuali o omosessuali che siano) fa nascere il desiderio di trasfondere la propria vita in quella di un figlio, è altrettanto vero che solo la coppia eterosessuale è naturalmente strutturata per poter realizzare questo desiderio.
Si tratta di un particolare non trascurabile, in quanto, secondo me, va a arricchire il quadro psicologico posto a base delle motivazioni di genitorialità che può essere comune alle copie etero come a quelle omosessuali, di un elemento proprio solo di queste ultime, cioè la necessità di porre rimedio all’inevitabile ed assoluta sterilità, in una sorta di narcisismo di coppia che finisce per subordinare l’amore incondizionato per un figlio alle esigenze personali.
Se a questo si aggiunge la sempre presente questione se alla crescita psicologica di un figlio è necessaria assicurare la diversità di sesso all’interno della famiglia o, come sostengono le famiglie omosessuali, basta garantire i ruoli e le funzioni paterni e materni al di là del sesso, ecco che la questione si complica ulteriormente, dando vita a una miriade di punti di vista, tutti inevitabilmente opinabili.
Dinanzi a questo quadro cosi complesso, io ho scelto di affidarmi alla mia coscienza, che mi dice di considerare se dalla porta stretta indicata da Gesù possa entrare anche la concezione di un bambino frutto di un’altra fonte di vita diversa dal rapporto sessuale tra i genitori.
Beh, la risposta che mi sono data non è positiva al riguardo, perché cozza contro l’unico punto di vista inconfutabile:quello della natura.
Insomma, non credo che costruirmi il mio vitello d’oro ed adorarlo mi possa portare molto lontano nella mia esperienza di fede.
Perciò credo sia giusto fermarmi solo al desiderio di avere un figlio, ma all’accettazione che la strada che ho scelto inevitabilmente mi preclude la sua realizzazione.
Del resto, se i sogni son desideri di felicità, lasciamo che restino tali….
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Re: la famiglia arcobaleno
Stabile o instabile rimane il fatto che un figlio non è una chance per se stessi!
vivi- Messaggi : 380
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Re: la famiglia arcobaleno
Va bene che siamo nell'ipotetico vivi, ma tu hai reso il mio soggetto una donna fortemente instabile e incapace di stare in piedi sulle sue gambe... la sua fragilità non è così trasversale... le difficoltà che hai elencato potrebbero appartenere a qualunque neo-mamma e la mia non ha una situazione di maggiore handicap ...
io escluderei tutta la casistica di questo mondo altrimenti non se ne viene a capo.
Comunque mi sembra di comprendere la tua posizione.
io escluderei tutta la casistica di questo mondo altrimenti non se ne viene a capo.
Comunque mi sembra di comprendere la tua posizione.
anita- Messaggi : 834
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Re: la famiglia arcobaleno
siamo nel campo dell'ipotetico.... e se non fosse la sua chance che ne facciamo del figlio? se dopo aver avuto il figlio scopre invece di essere più fragile e di non sopportare le coliche notturne accompagnate da urla continue? di non sopportare la prima febbre che lo stende in un lettino senza forza?? di non accettare il figlio che invece non è nato sano come prevedeva?
Non è logico risolvere il problema in questo modo........ forse potrebbe non accettare nemmeno la sua gravidanza, il deformarsi del fisico, una possibile gestosi, l'inizio del diabete o un abbassamento della vista........ è molto romantico parlare di pargoli sorridenti graziosi ........ma io ho lavorato con bambini devastati da un incidente....... e di romantico c'è poco............ solo amore .......allora perchè non amare un filgio che non proviene dal tuo ovulo? non è terepeutico?????
Non è logico risolvere il problema in questo modo........ forse potrebbe non accettare nemmeno la sua gravidanza, il deformarsi del fisico, una possibile gestosi, l'inizio del diabete o un abbassamento della vista........ è molto romantico parlare di pargoli sorridenti graziosi ........ma io ho lavorato con bambini devastati da un incidente....... e di romantico c'è poco............ solo amore .......allora perchè non amare un filgio che non proviene dal tuo ovulo? non è terepeutico?????
vivi- Messaggi : 380
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Re: la famiglia arcobaleno
L'Anita ha come sempre molto ben schematizzato.
Certo la questione non e` semplice. Per quanto mi riguarda non e` tanto un problema di fedelta` ai propri valori quanto una visione del mondo, mi pare. E` lo stesso motivo per cui desidero salire con fatica le montagne per vedere la bellezza della creazione.
Certo la questione non e` semplice. Per quanto mi riguarda non e` tanto un problema di fedelta` ai propri valori quanto una visione del mondo, mi pare. E` lo stesso motivo per cui desidero salire con fatica le montagne per vedere la bellezza della creazione.
cinzia- Messaggi : 1255
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Re: la famiglia arcobaleno
Allora questo è il caso:
una donna, con un vissuto personale di un certo tipo, che ha prodotto un assetto psicologico con alcune fragilità ... non parlo di alcuna forma patologica, semplicemente di esperienze umane che hanno avuto ricadute importanti in questa persona... che tuttavia è venuta su una con un discreto equilibrio e un buon carattere sociale.
Eppure questa donna potrebbe essere "salvata" dall'esperienza di un figlio.
Dare la vita ad un'altra persona con la quale ci sarebbe una reale, essenziale, appartanenza... forse l'unica che lei potrebbe sperimentare... e l'unica che potrebbe portarle livelli di serenità mai sperimentati, sebbene sempre inseguiti.
Ma questa donna è omosessuale e credente, conosce il valore della vita umana e sa che un figlio non può essere strumento, ma è sempre fine.
Il desiderio di maternità è alto come la sua capacità di amore materno.
Se voi foste questa donna cosa scegliereste?
Restare fedeli ai vostri valori, diaciamo "etici", e rinunciare a quella che potrebbe essere l'unica chance di "salvezza" personale, oppure mettere al mondo un figlio (con le possibilità che una donna lesbica ha di fare ciò) venendo meno a questi valori, seppure con la determinazione a non fare del figlio una "cosa propria", ma ad amarlo nella libertà?
Orpo! Se avete capito quello che ho scritto siete delle grandi!
una donna, con un vissuto personale di un certo tipo, che ha prodotto un assetto psicologico con alcune fragilità ... non parlo di alcuna forma patologica, semplicemente di esperienze umane che hanno avuto ricadute importanti in questa persona... che tuttavia è venuta su una con un discreto equilibrio e un buon carattere sociale.
Eppure questa donna potrebbe essere "salvata" dall'esperienza di un figlio.
Dare la vita ad un'altra persona con la quale ci sarebbe una reale, essenziale, appartanenza... forse l'unica che lei potrebbe sperimentare... e l'unica che potrebbe portarle livelli di serenità mai sperimentati, sebbene sempre inseguiti.
Ma questa donna è omosessuale e credente, conosce il valore della vita umana e sa che un figlio non può essere strumento, ma è sempre fine.
Il desiderio di maternità è alto come la sua capacità di amore materno.
Se voi foste questa donna cosa scegliereste?
Restare fedeli ai vostri valori, diaciamo "etici", e rinunciare a quella che potrebbe essere l'unica chance di "salvezza" personale, oppure mettere al mondo un figlio (con le possibilità che una donna lesbica ha di fare ciò) venendo meno a questi valori, seppure con la determinazione a non fare del figlio una "cosa propria", ma ad amarlo nella libertà?
Orpo! Se avete capito quello che ho scritto siete delle grandi!
anita- Messaggi : 834
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Re: la famiglia arcobaleno
Linda/Laura e` la mia conservatrice preferita e nonostante spesso ci abbia discusso, viaggiamo in realta` molto vicine.
La mia obiezione fondamentale rimane sempre questa: un figlio non e` una cosa che si puo` volere, come si vuole l'auto nuova, una vacanza, un riempitivo di qualche vuoto interiore/esteriore che non voglio riconoscere nella mia vita. Un figlio neppure e` pannolini buffetti coccole etc., ma piuttosto e per lo piu` relazione che sgomenta e insieme apre orizzonti vastissimi a chi riceve questo dono.
Inoltre: Noi non siamo la mimesi della famiglia eterosessuale. La sensazione ben descritta da Imma l'ho conosciuta io pure, nei miei anni di lesbismo attivo e non credente, quando la prima italiana lesbica si e` fatta inseminare, se non ricordo male a Londra, si chiamava Olimpia, l'avevo conosciuta all'arcigay che allora stava di sede sul Naviglio pavese.
E ancora: La mia capacita` creativa, come donna lesbica oggi, va molto aldila` della mia connaturata capacita` procreativa, che condivido con le altre specie animali e che non posso espletare - grazie a Dio - senza la collaborazione di individuo maschio, la cui umanita` dovrebbe agire e svilupparsi all'interno del mio corpo, anche nel caso dell'inseminazione, volendo pure escludere la presenza di coito.
E cosi`, da questo pulpitino medievalistico (epoca in cui peraltro la donna ha goduto di molto maggiore liberta` rispetto al tempo della rivoluzione francese), invito ancora una volta a riflettere su posizioni che magari sentite come retrograde e impossibili per voi, ma che nascono dall'esperienza concreta di una 40enne con alle spalle decenni di esperienza lesbica (non sensazioni o inclinazioni), che ha fatto coming out a 13 anni ed e` passata attraverso diverse relazioni concrete e durature, prima di approdare e stabilizzarsi in una visione cristiana dell'uomo e della storia che condivide con la sua compagna di vita. In realta` il vero senso del peccato e` rassegnarsi a progettare orizzontalmente, rinunciando alle altre dimensioni.
La mia obiezione fondamentale rimane sempre questa: un figlio non e` una cosa che si puo` volere, come si vuole l'auto nuova, una vacanza, un riempitivo di qualche vuoto interiore/esteriore che non voglio riconoscere nella mia vita. Un figlio neppure e` pannolini buffetti coccole etc., ma piuttosto e per lo piu` relazione che sgomenta e insieme apre orizzonti vastissimi a chi riceve questo dono.
Inoltre: Noi non siamo la mimesi della famiglia eterosessuale. La sensazione ben descritta da Imma l'ho conosciuta io pure, nei miei anni di lesbismo attivo e non credente, quando la prima italiana lesbica si e` fatta inseminare, se non ricordo male a Londra, si chiamava Olimpia, l'avevo conosciuta all'arcigay che allora stava di sede sul Naviglio pavese.
E ancora: La mia capacita` creativa, come donna lesbica oggi, va molto aldila` della mia connaturata capacita` procreativa, che condivido con le altre specie animali e che non posso espletare - grazie a Dio - senza la collaborazione di individuo maschio, la cui umanita` dovrebbe agire e svilupparsi all'interno del mio corpo, anche nel caso dell'inseminazione, volendo pure escludere la presenza di coito.
E cosi`, da questo pulpitino medievalistico (epoca in cui peraltro la donna ha goduto di molto maggiore liberta` rispetto al tempo della rivoluzione francese), invito ancora una volta a riflettere su posizioni che magari sentite come retrograde e impossibili per voi, ma che nascono dall'esperienza concreta di una 40enne con alle spalle decenni di esperienza lesbica (non sensazioni o inclinazioni), che ha fatto coming out a 13 anni ed e` passata attraverso diverse relazioni concrete e durature, prima di approdare e stabilizzarsi in una visione cristiana dell'uomo e della storia che condivide con la sua compagna di vita. In realta` il vero senso del peccato e` rassegnarsi a progettare orizzontalmente, rinunciando alle altre dimensioni.
cinzia- Messaggi : 1255
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Re: la famiglia arcobaleno
Non credo tu debba essere perdonata,nè è giusto che ti scusi.
Del resto, il perdono autentico ci viene concesso da Dio,non certo dagli uomini.
Queste testimonianze servono, a mio parere, non a far tirare delle somme, quanto piuttosto a
fotografare una realtà nuova che appartiene al mondo moderno,pur rimanendo integro il pensiero
che ognuno di noi possa farsi al riguardo.
Per esempio, la mia unica e breve esperienza con la realtà "famiglia arcobaleno" è stata decisamente
poco felice.
Sono stata invitata da una mia amica simpatizzante ad un incontro informale (quasi goliardico) con un insieme
di "famiglie arcobaleno", il giorno dopo il gay pride 2008 di Bologna.
Eravamo in una sorta di cortile-giardino adibito a ristorante all'aperto e ad ogni tavolo erano seduti/e i membri
delle singole famiglie, composte nella quasi totalità dai due padri o dalle due madri con relative prole.
I bambini erano delle più diverse età, si andava da quelli di pochi anni a quelli di pochi mesi (c'erano due padri
che avevano una culla con un bimbo di due mesi ed uno di loro lo allattava), che giocavano tra loro spiensierati.
Sarei dovuta restare coinvolta dal clima di serenità familiare che si respirava in quel momento, con tutti i genitori presi dal raccontare le loro vicissitudini quotidiani tra pannolini,scuola etc etc..
Ciò che ho percepito,invece,è stata una sorta di realtà che si accartocciava su se stessa, a tal punto da sentirmi letteralmente soffocare da quel clima apparentemente tranquillo che mi circondava, tanto da decidere di andar via in tutta fretta.
Questa è stata la mia unica e,credo, ultima esperienza di contatto con la realtà "famiglia arcobaleno"
Del resto, il perdono autentico ci viene concesso da Dio,non certo dagli uomini.
Queste testimonianze servono, a mio parere, non a far tirare delle somme, quanto piuttosto a
fotografare una realtà nuova che appartiene al mondo moderno,pur rimanendo integro il pensiero
che ognuno di noi possa farsi al riguardo.
Per esempio, la mia unica e breve esperienza con la realtà "famiglia arcobaleno" è stata decisamente
poco felice.
Sono stata invitata da una mia amica simpatizzante ad un incontro informale (quasi goliardico) con un insieme
di "famiglie arcobaleno", il giorno dopo il gay pride 2008 di Bologna.
Eravamo in una sorta di cortile-giardino adibito a ristorante all'aperto e ad ogni tavolo erano seduti/e i membri
delle singole famiglie, composte nella quasi totalità dai due padri o dalle due madri con relative prole.
I bambini erano delle più diverse età, si andava da quelli di pochi anni a quelli di pochi mesi (c'erano due padri
che avevano una culla con un bimbo di due mesi ed uno di loro lo allattava), che giocavano tra loro spiensierati.
Sarei dovuta restare coinvolta dal clima di serenità familiare che si respirava in quel momento, con tutti i genitori presi dal raccontare le loro vicissitudini quotidiani tra pannolini,scuola etc etc..
Ciò che ho percepito,invece,è stata una sorta di realtà che si accartocciava su se stessa, a tal punto da sentirmi letteralmente soffocare da quel clima apparentemente tranquillo che mi circondava, tanto da decidere di andar via in tutta fretta.
Questa è stata la mia unica e,credo, ultima esperienza di contatto con la realtà "famiglia arcobaleno"
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Re: la famiglia arcobaleno
linda ha scritto: mi sarà consigliato di inviare il mio curriculum a Pontifex
L.
AHAHAH...GRANDIOSA....POTREBBE ESSERE UN'IDEA PERò ....IN QUESTO PERIODO DI CRISI UN SECONDO LAVORO NON GUASTA...
E.
PS:SAI CHE SCHERZO CARA MIA!!!!!!!!!!!!!
piccolaluce- Messaggi : 698
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Re: la famiglia arcobaleno
rebyserena ha scritto:
bellisimo questo sevizio quello sulle lesbiche poi è da favola
obbligo di cumulo dei redditi ma non riconoscimento di una delle due come genitore. da paura.
per contro la cosa più bella è la simpatia con cui la gente di una citta del sud, dicono con mentalità chiusa, ha accolto la coppia lesbo e la loro maternità.
quinidi, ragazze del sud, non avete più scuse per nascondervi !!!
OHI....IL MIO PROBLEMA NON è LA GENTE...PERCHè, QUALCUNO DICE, LA GENTE FA LA GENTE....ALLA FINE CI SI ABITUA...IL MIO PROBLEMA è MIO PADRE...ANCORA NON C'è MOTIVO DI AFFRONTARLO....
piccolaluce- Messaggi : 698
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Re: la famiglia arcobaleno
Scusate so che sarò tacciata di mentalità medievale o mi sarà consigliato di inviare il mio curriculum a Pontifex per quello che sto per scrivere a proposito della famiglia omo o arcobaleno.
Cercherò di essere chiara, cosa che mi risulta spesso difficile perchè per temperamento sono una impulsiva e passionale e la grammatica, la sintassi e il pensiero ne risentono alquanto...
punto primo: io credo fortissimamente che la maternità e la paternità siano dono dati da Dio all'uomo e alla donna che, in liberttà e quanto più possibile consapevolezza, in un'unione di amore e di benedizione (sacramento-SACRAMENTO- del matrimonio) si aprono al dono della vita. Dono. Non a caso nel rito del matrimonio credo ci sia un passaggio del sacerdote che invita la coppia ad essere aperta ai figlio che Dio (non l'Io) vorrà donare agli sposi.
punto secondo: comprendo benissimo che ci sono moltissime coppie eterosessuali che non agiscono in questo senso, che si accaniscono con molti mezzi che oggi la medicina offre per la sospirata (umanamente comprensibilissima) ricerca di un figlio. Oppure programmano figli come concerti a cui assistere in una serata estiva, conosco diverse persone così..."quattro anni facciamo viaggi, poi un pò facciamo carriera e ora va bene il pupo"
punto terzo: credo esista una differenza forte fra chi si sente credente e vuole vivere la propria fede in unione a Cristo e al suo Vangelo (spesso scomodo, ricordiamo non a caso la porta stretta di domenica scorsa) e chi, invece, segue il proprio Io e gli mette spesso la maschera del Dio Padre del Dio Amore che acetta e avvalla qualsiasi cosa nel nome di un Amore che quasi mai corregge (ripenso alla seconda Lettura di S Paolo di domenica) in modo deciso e netto (proprio perchè ama, oso aggiungere)
punto quarto: il cristiano è chiamato a scoprire la sua vocazione mettendosi all'ascolto di Dio..tentare di capire, spesso con lacrime e dolore, quale la strada e quale disegno la Sua mano vuole scrivere con noi e per noi. Shema Israel. Ascolta. La tentazione più forte è sempre quella di ascoltare se stessi più che Lui.
punto quarto Sono sempre più persuasa cha la coppia omosessuale non debba essere una fotocopia di una eterosessuale. Non è questa la sua chiamata. Donne e uomini che non hanno potuto avere figli, non sono stati e non sono persone meno fertili di tanti babbi e tante mamme...mi vengono in mente splendidi laici che lavorano in case famiglie nella Comunità Papa Giovanni XXIII, vicino Rimini, in accoglienza e apertura di giovani e donne spesso in condizioni difficilissime. E sono sicura che ciascuno di voi sa o conosce persone con un cuore di padre o madre veramente pulsante d'amore disinteresssato pur non avendo figli biologici.
punto quinto: mi sento di distinguere tra genitori omosessuali sposati che, per paura, angoscia, mancanza di coraggio o superficialità hanno capito tardi la loro natura (di qui l'importanza dell'onestà e di un cammino di discernimento quanto più possibile-so per spine dirette quanto sia tosta capire- Prima di un'unione sponsale) e coloro che invece come omosessuali vogliono divenire genitori. Se infatti i primi lo sono già mi sento di invitare i secondi a riflettere senza sentirsi attaccati in un desiderio sottolineo- molto naturale- (penso onestamente più alle donne che agli uomini).
punto sesto: credo che un essere umano abbia-il più possibile- diritto alla propria identità, non sessuale ma umana, mi spiego: io, Laura (questo è il mio nome e in un discorso di verità lo uso) ho diritto- bisogno di sapere da chi -FISICAMENTE BIOLOGICAMENTE- provengo. Io non provengo da due mamme e da un seme di un donatore sconosciuto e basta, perchè in quel seme c'è la storia, il DNA,iil carattere, il volto di mio padre, che non è uno strumento all'amore, seppur forte e onesto di due donne, ma è una parte importantissima e fondamentale di me, della mia esistenza e, anche se io non saprò mai nulla di lui, dentro di me batterà sempre fortissimo (sia consciamente che non) il desiderio e il pensiero di lui.
punto settimo: lo stesso discorso e forse in maniera più forte vale per gli uomini dove addirittura si parla di uteri in affitto. Proviamo a pensare a quanto di cristiano o e evangelico ci sia in un'espressione come questa e in una realtà come questa. Credo che il peccato più grande dell'uomo rimanga sempre e comunque l'orgoglio, il desiderio sotto sotto di sentirsi Dio, di fare come Lui, di creare o disfare come Lui della nostra vita, senza affidarci, senza rinunciare perchè in fondo ciò che desideriamo è laicamente, democraticamente, naturalmente giusto.
punto ottavo: so benissimo, ho visto diversi filmati delle famiglie arcobaleno, che ci sono persone in gamba e veramente oneste nel loro intento ma il punto di diversità secondo me è la Fede e il rivolgermi a Dio. Mettere Gesù al centro che è anche più centro di un figlio, della mia compagna eccetera "Chi ama suo padre o sua madre più di me non è degno di me", sono parole fortissime, dure ma liberanti da un punto di vista spirituale. Capisco perchè il prino comandamento è "amare Dio più di tutto e tutti" perc è tendere verso questo porta armonia, sano distacco da me, dalle mie passioni e dai miei affetti e mi permette di guradarli sotto una Luce diversa e più libera.
Io sono una molto molto incasinata. Ma sento che ho scritto nella verità, vi prego di perdonare la forza delle mie parole e spero nessuno si senta giudicato, così fosse mi scuso.
Ciao
L.
Cercherò di essere chiara, cosa che mi risulta spesso difficile perchè per temperamento sono una impulsiva e passionale e la grammatica, la sintassi e il pensiero ne risentono alquanto...
punto primo: io credo fortissimamente che la maternità e la paternità siano dono dati da Dio all'uomo e alla donna che, in liberttà e quanto più possibile consapevolezza, in un'unione di amore e di benedizione (sacramento-SACRAMENTO- del matrimonio) si aprono al dono della vita. Dono. Non a caso nel rito del matrimonio credo ci sia un passaggio del sacerdote che invita la coppia ad essere aperta ai figlio che Dio (non l'Io) vorrà donare agli sposi.
punto secondo: comprendo benissimo che ci sono moltissime coppie eterosessuali che non agiscono in questo senso, che si accaniscono con molti mezzi che oggi la medicina offre per la sospirata (umanamente comprensibilissima) ricerca di un figlio. Oppure programmano figli come concerti a cui assistere in una serata estiva, conosco diverse persone così..."quattro anni facciamo viaggi, poi un pò facciamo carriera e ora va bene il pupo"
punto terzo: credo esista una differenza forte fra chi si sente credente e vuole vivere la propria fede in unione a Cristo e al suo Vangelo (spesso scomodo, ricordiamo non a caso la porta stretta di domenica scorsa) e chi, invece, segue il proprio Io e gli mette spesso la maschera del Dio Padre del Dio Amore che acetta e avvalla qualsiasi cosa nel nome di un Amore che quasi mai corregge (ripenso alla seconda Lettura di S Paolo di domenica) in modo deciso e netto (proprio perchè ama, oso aggiungere)
punto quarto: il cristiano è chiamato a scoprire la sua vocazione mettendosi all'ascolto di Dio..tentare di capire, spesso con lacrime e dolore, quale la strada e quale disegno la Sua mano vuole scrivere con noi e per noi. Shema Israel. Ascolta. La tentazione più forte è sempre quella di ascoltare se stessi più che Lui.
punto quarto Sono sempre più persuasa cha la coppia omosessuale non debba essere una fotocopia di una eterosessuale. Non è questa la sua chiamata. Donne e uomini che non hanno potuto avere figli, non sono stati e non sono persone meno fertili di tanti babbi e tante mamme...mi vengono in mente splendidi laici che lavorano in case famiglie nella Comunità Papa Giovanni XXIII, vicino Rimini, in accoglienza e apertura di giovani e donne spesso in condizioni difficilissime. E sono sicura che ciascuno di voi sa o conosce persone con un cuore di padre o madre veramente pulsante d'amore disinteresssato pur non avendo figli biologici.
punto quinto: mi sento di distinguere tra genitori omosessuali sposati che, per paura, angoscia, mancanza di coraggio o superficialità hanno capito tardi la loro natura (di qui l'importanza dell'onestà e di un cammino di discernimento quanto più possibile-so per spine dirette quanto sia tosta capire- Prima di un'unione sponsale) e coloro che invece come omosessuali vogliono divenire genitori. Se infatti i primi lo sono già mi sento di invitare i secondi a riflettere senza sentirsi attaccati in un desiderio sottolineo- molto naturale- (penso onestamente più alle donne che agli uomini).
punto sesto: credo che un essere umano abbia-il più possibile- diritto alla propria identità, non sessuale ma umana, mi spiego: io, Laura (questo è il mio nome e in un discorso di verità lo uso) ho diritto- bisogno di sapere da chi -FISICAMENTE BIOLOGICAMENTE- provengo. Io non provengo da due mamme e da un seme di un donatore sconosciuto e basta, perchè in quel seme c'è la storia, il DNA,iil carattere, il volto di mio padre, che non è uno strumento all'amore, seppur forte e onesto di due donne, ma è una parte importantissima e fondamentale di me, della mia esistenza e, anche se io non saprò mai nulla di lui, dentro di me batterà sempre fortissimo (sia consciamente che non) il desiderio e il pensiero di lui.
punto settimo: lo stesso discorso e forse in maniera più forte vale per gli uomini dove addirittura si parla di uteri in affitto. Proviamo a pensare a quanto di cristiano o e evangelico ci sia in un'espressione come questa e in una realtà come questa. Credo che il peccato più grande dell'uomo rimanga sempre e comunque l'orgoglio, il desiderio sotto sotto di sentirsi Dio, di fare come Lui, di creare o disfare come Lui della nostra vita, senza affidarci, senza rinunciare perchè in fondo ciò che desideriamo è laicamente, democraticamente, naturalmente giusto.
punto ottavo: so benissimo, ho visto diversi filmati delle famiglie arcobaleno, che ci sono persone in gamba e veramente oneste nel loro intento ma il punto di diversità secondo me è la Fede e il rivolgermi a Dio. Mettere Gesù al centro che è anche più centro di un figlio, della mia compagna eccetera "Chi ama suo padre o sua madre più di me non è degno di me", sono parole fortissime, dure ma liberanti da un punto di vista spirituale. Capisco perchè il prino comandamento è "amare Dio più di tutto e tutti" perc è tendere verso questo porta armonia, sano distacco da me, dalle mie passioni e dai miei affetti e mi permette di guradarli sotto una Luce diversa e più libera.
Io sono una molto molto incasinata. Ma sento che ho scritto nella verità, vi prego di perdonare la forza delle mie parole e spero nessuno si senta giudicato, così fosse mi scuso.
Ciao
L.
linda- Messaggi : 18
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Re: la famiglia arcobaleno
piccolaluce ha scritto:STO TIZIO FA SEMPRE INTERVISTE INTERESSANTI...
MI HA FATTO RIFLETTERE.............
bellisimo questo sevizio quello sulle lesbiche poi è da favola
obbligo di cumulo dei redditi ma non riconoscimento di una delle due come genitore. da paura.
per contro la cosa più bella è la simpatia con cui la gente di una citta del sud, dicono con mentalità chiusa, ha accolto la coppia lesbo e la loro maternità.
quinidi, ragazze del sud, non avete più scuse per nascondervi !!!
rebyserena- Messaggi : 62
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Re: la famiglia arcobaleno
STO TIZIO FA SEMPRE INTERVISTE INTERESSANTI...
MI HA FATTO RIFLETTERE.............
MI HA FATTO RIFLETTERE.............
piccolaluce- Messaggi : 698
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la famiglia arcobaleno
Vi posto questo servizio di Pif,trasmesso ieri su MTV
http://extra.mtv.it/tv/testimone/index.asp?id=505683&pag=18&show=
http://extra.mtv.it/tv/testimone/index.asp?id=505683&pag=18&show=
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