Vi racconto...
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Re: Vi racconto...
grazie Aria le tue riflessioni sono sempre molto belle e profonde!!buona giornata Elisabetta
Elisabetta- Messaggi : 142
Data d'iscrizione : 01.01.10
Età : 61
Località : bardonecchia
Re: Vi racconto...
grazie di questa testimonianza
cinzia- Messaggi : 1255
Data d'iscrizione : 10.01.10
Età : 54
Località : milano
Vi racconto...
Vi racconto cosa è successo stanotte.
Stavo facendo il mio solito giretto per il reparto, per controllare chi dormiva e chi no, in punta di piedi.
Mi avvicino alla stanza numero 6 e intravedo la luce accesa. Allora sbircio dentro e vedo Maria [che chiamerò così nonostante abbia un altro nome...] seduta sul letto, con una grande scatola sulle gambe e un blocchetto di carta, sul letto sparsi dei gioielli e altri oggetti di valore.
Maria mi vede e mi fa cenno di entrare, allora mi avvicino scusandomi per averla disturbata e spiegando che volevo solo accertarmi che non stesse poco bene...
Mi dice: "Non immagini cosa sto facendo..". Io invece immaginavo, ma ho lasciato che fosse lei a dirmelo. "Sto facendo il testamento, sto distribuendo i miei gioielli e le mie cose preziose". Poi aggiunge:"Faccio male?". Io le rispondo: "Se ti fa stare meglio fare questa cosa, fai bene a farla".
Maria mi fa un sorriso e dice:"Si, mi fa stare meglio".
Poi mi invita a guardare gli oggetti: collane, bracciali di oro e madreperla, fili di perle, catenine con pietre preziose.. me li mette in mano, quasi a farmi "soppesare" il valore di quelle cose a lei tanto care. Mi dice che ha sempre avuto la passione per i gioielli, e che dato che lei e suo marito non hanno avuto figli, hanno potuto permettersi di comprarne parecchi.
Maria sta morendo. Quando è arrivata, un paio di settimane fa, durante la raccolta dati e l'indagine sulla consapevolezza di diagnosi e prognosi, Maria ci aveva spiazzato un po' per la lucidità e pacatezza con cui aveva detto: "Inutile girarci intorno, lo so che questa volta non esco, probabilmente non arrivo neanche a Natale". E di fronte all'impacciato e maldestro tentativo di un suo parente di dire "Ma dai, nessuno sa quanto tempo gli resta, anche io magari esco e vado sotto una macchina.... " lei ha risposto: "Si, però voi potete almeno pensare di fare progetti, io non posso e non devo neanche pensarci".
Tutto detto con un garbo e una delicatezza disarmanti, sembrava quasi non volesse ferire noi che ascoltavamo...probabilmente vedeva nei nostri volti l'imbarazzo e la fatica di reggere una conversazione del genere; in effetti, anche se siamo abituati, è sempre difficile barcamenarsi tra affermazioni di consapevolezza o domande di senso o richieste di risposte...
Maria è una donna giovane, una cinquantina di anni. Sta sistemando le sue cose perchè sa che non ha molto tempo da vivere ancora.
Perchè vi racconto questo episodio?
Perchè adesso, che sono rientrata a casa dopo la notte, mi risuona in testa la sua voce e mi rivedo il suo viso, tutto segnato, velato di grigio...e penso che noi che lavoriamo in questo settore facciamo corsi su corsi per imparare a gestire le comunicazioni di diagnosi e prognosi, per imparare a "stare" dentro a questi dialoghi, per apprendere le tecniche di comunicazione più corrette in modo da non fare errori madornali in questi momenti delicati...ma poi alla fine sono le persone stesse che ci insegnano..
E ci insegnano, oltre che a non banalizzare il loro dolore con espressioni bonarie (o buoniste?) del tipo "ma vedrai che guarisci!", ad accettare che qualcuno sia più bravo di noi "che abbiamo studiato" nel comprendere verso che direzione sta andando la vita...
Ciascuno è diagnosta di se stesso molto più di qualsiasi medico...
Ciao a tutte.. Aria
Stavo facendo il mio solito giretto per il reparto, per controllare chi dormiva e chi no, in punta di piedi.
Mi avvicino alla stanza numero 6 e intravedo la luce accesa. Allora sbircio dentro e vedo Maria [che chiamerò così nonostante abbia un altro nome...] seduta sul letto, con una grande scatola sulle gambe e un blocchetto di carta, sul letto sparsi dei gioielli e altri oggetti di valore.
Maria mi vede e mi fa cenno di entrare, allora mi avvicino scusandomi per averla disturbata e spiegando che volevo solo accertarmi che non stesse poco bene...
Mi dice: "Non immagini cosa sto facendo..". Io invece immaginavo, ma ho lasciato che fosse lei a dirmelo. "Sto facendo il testamento, sto distribuendo i miei gioielli e le mie cose preziose". Poi aggiunge:"Faccio male?". Io le rispondo: "Se ti fa stare meglio fare questa cosa, fai bene a farla".
Maria mi fa un sorriso e dice:"Si, mi fa stare meglio".
Poi mi invita a guardare gli oggetti: collane, bracciali di oro e madreperla, fili di perle, catenine con pietre preziose.. me li mette in mano, quasi a farmi "soppesare" il valore di quelle cose a lei tanto care. Mi dice che ha sempre avuto la passione per i gioielli, e che dato che lei e suo marito non hanno avuto figli, hanno potuto permettersi di comprarne parecchi.
Maria sta morendo. Quando è arrivata, un paio di settimane fa, durante la raccolta dati e l'indagine sulla consapevolezza di diagnosi e prognosi, Maria ci aveva spiazzato un po' per la lucidità e pacatezza con cui aveva detto: "Inutile girarci intorno, lo so che questa volta non esco, probabilmente non arrivo neanche a Natale". E di fronte all'impacciato e maldestro tentativo di un suo parente di dire "Ma dai, nessuno sa quanto tempo gli resta, anche io magari esco e vado sotto una macchina.... " lei ha risposto: "Si, però voi potete almeno pensare di fare progetti, io non posso e non devo neanche pensarci".
Tutto detto con un garbo e una delicatezza disarmanti, sembrava quasi non volesse ferire noi che ascoltavamo...probabilmente vedeva nei nostri volti l'imbarazzo e la fatica di reggere una conversazione del genere; in effetti, anche se siamo abituati, è sempre difficile barcamenarsi tra affermazioni di consapevolezza o domande di senso o richieste di risposte...
Maria è una donna giovane, una cinquantina di anni. Sta sistemando le sue cose perchè sa che non ha molto tempo da vivere ancora.
Perchè vi racconto questo episodio?
Perchè adesso, che sono rientrata a casa dopo la notte, mi risuona in testa la sua voce e mi rivedo il suo viso, tutto segnato, velato di grigio...e penso che noi che lavoriamo in questo settore facciamo corsi su corsi per imparare a gestire le comunicazioni di diagnosi e prognosi, per imparare a "stare" dentro a questi dialoghi, per apprendere le tecniche di comunicazione più corrette in modo da non fare errori madornali in questi momenti delicati...ma poi alla fine sono le persone stesse che ci insegnano..
E ci insegnano, oltre che a non banalizzare il loro dolore con espressioni bonarie (o buoniste?) del tipo "ma vedrai che guarisci!", ad accettare che qualcuno sia più bravo di noi "che abbiamo studiato" nel comprendere verso che direzione sta andando la vita...
Ciascuno è diagnosta di se stesso molto più di qualsiasi medico...
Quando ero giovane e libero e la mia immaginazione non aveva limiti,sognavo di cambiare il mondo.
Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non avrebbe potuto essere cambiato,
così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese,
ma anche questo sembrava essere inamovibile.
Come crebbi, al crepuscolo della mia vita,
in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicino a me.
Ma anche questi non volevano niente di tutto ciò.
E ora, che sono legato al mio letto di morte,
capisco che se solo avessi cambiato per primo me stesso,
forse, con l'esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia.
Dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei quindi potuto cambiare in meglio il mio paese.
E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.
dalla tomba di un Vescovo dell'Abbazia di Westminster
Come divenni più grande e più saggio, scoprii che il mondo non avrebbe potuto essere cambiato,
così ridussi la mia visione e decisi di cambiare solo il mio paese,
ma anche questo sembrava essere inamovibile.
Come crebbi, al crepuscolo della mia vita,
in un ultimo disperato tentativo, decisi di cambiare solo la mia famiglia, quelli più vicino a me.
Ma anche questi non volevano niente di tutto ciò.
E ora, che sono legato al mio letto di morte,
capisco che se solo avessi cambiato per primo me stesso,
forse, con l'esempio, avrei potuto cambiare la mia famiglia.
Dalla loro ispirazione e con il loro incoraggiamento avrei quindi potuto cambiare in meglio il mio paese.
E chi lo sa, avrei potuto forse cambiare il mondo.
dalla tomba di un Vescovo dell'Abbazia di Westminster
Ciao a tutte.. Aria
aria- Messaggi : 496
Data d'iscrizione : 03.10.10
Età : 46
Località : reggio emilia
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